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Progetto Arezzo Cuore

Pubblicato il: 29/09/2021

In occasione della giornata mondiale del cuore, il dott. Massimo Mandò spiega i dettagli del progetto salvavita.

Oggi, 29 settembre, si celebra la Giornata Mondiale del Cuore, istituita con lo scopo di informare e sensibilizzare la popolazione sulla prevenzione delle malattie cardio-cerebrovascolari, che sono in assoluto la prima causa di morte nel mondo. Tra queste, l’arresto cardiaco improvviso colpisce 1 cittadino ogni 1000 all’anno e ciò significa che nella provincia di Arezzo sono interessate circa 350 persone ogni anno. Proprio per far fronte a questa problematica, nel nostro territorio è nato il Progetto Arezzo Cuore, che tramite l’installazione di oltre 1.300 defibrillatori ha permesso di migliorare la risposta del soccorso e di incrementare la sopravvivenza dei pazienti colti da arresto cardiaco fino al 30%. A questo proposito, abbiamo intervistato il dott. Massimo Mandò, direttore del Dipartimento di Emergenza Urgenza e della Centrale Operativa 118, che ringraziamo per la sua disponibilità.

 

Dottor Mandò, che cos’è e come nasce Arezzo Cuore?

Il progetto Arezzo Cuore nasce nel 2010 a seguito di un brutto evento che accade in Arezzo, cioè la morte di una giovane ragazza a scuola per arresto cardiaco improvviso. Questo ha fatto scattare qualcosa in me così come in molte altre persone; perciò, ho interessato di questa problematica l’Unità Operativa di Cardiologia della USL 8 di Arezzo, il Servizio d’Emergenza 118 e la Fondazione Cesalpino e abbiamo iniziato questo percorso con lo scopo di estendere sempre di più l’utilizzo del defibrillatore e coinvolgere in prima persona i cittadini nel soccorso immediato alle vittime di arresto cardiaco.

 

Per farlo, avete coinvolto anche le associazioni di volontariato del territorio.

Sì, dopo un’iniziale campagna nei luoghi più frequentati dai cittadini, si è – per così dire – accesa la lampadina del volontariato, che ben presto è diventata un faro luminoso nella riuscita di questo progetto: infatti, Croce Rossa, Misericordia e ANPAS si sono impegnate a formare i propri istruttori BLSD per poi formare i cittadini come “first responders” addestrati alle manovre di rianimazione cardio-polmonare e all’uso dei defibrillatori semiautomatici esterni (D.A.E.).

 

Quali sono state altre tappe fondamentali di questo percorso?

Un ulteriore punto di svolta è stata certamente la formazione nelle scuole, che ha interessato i docenti di scienze motorie avendo per noi un duplice obiettivo: non soltanto formare a loro volta i ragazzi nelle scuole, ma anche portare quest’esperienza nello sport. Il percorso andava dalla prima media fino al quinto anno di scuola superiore, al termine del quale si poteva sostenere un esame per avere una vera e propria qualifica. Dopodiché, ci siamo preoccupati di mettere in sicurezza le attività sportive, coinvolgendo anche il CONI della nostra provincia, collocando defibrillatori negli impianti sportivi di molte e diverse discipline. Infine, abbiamo deciso di introdurre il servizio di SMS Alert, cioè abbiamo raccolto i recapiti telefonici dei “first responders” che volevano aderire all’iniziativa perché potessero ricevere un SMS dalla Centrale Operativa nel momento in cui ci fosse stato bisogno di intervenire tempestivamente in una certa zona prima dell’arrivo dei soccorsi.

 

Perché in una situazione del genere è così importante intervenire nel minor tempo possibile?

In caso di arresto cardiaco, la tempistica è fondamentale perché si hanno dai 3 ai 5 minuti prima che insorgano danni cerebrali. Dunque, come prima cosa bisogna preoccuparsi di sostituire la pompa naturale del cuore con le mani per far arrivare il sangue al cervello, perché in questo modo il paziente sopravvissuto all’arresto potrà recuperare tutte le sue funzioni. È dimostrato che se qualcuno fa qualunque cosa, anche soltanto un massaggio cardiaco o ancor di più se riesce a defibrillare una persona in arresto cardiaco, questa sopravvive, perché ciò permette di guadagnare tempo nell’attesa di tutti gli altri mezzi di soccorso. Negli ultimi tempi la tecnologia ha introdotto numerosissime innovazioni di cui sono dotate le ambulanze sul nostro territorio, come il LUCAS, un apparecchio per effettuare il massaggio cardiaco automaticamente e che quindi permette di trattare pazienti in asistolia, cioè senza ritmo che non possono essere defibrillati, e di trasportarli in Pronto Soccorso.

 

Cosa si aspetta nel futuro da questo progetto?

Mi aspetto che nessuno dica mai “Abbiamo finito” perché questi progetti non devono finire mai: qualcuno prenderà in mano quest’iniziativa al mio posto e la porterà avanti con la dignità che merita, soprattutto facendo capire ai cittadini che loro sono sorvegliati costantemente da un sistema che li protegge e tutela la loro salute.

 

Sabato 25 settembre si è svolta in Piazza Grande la prima edizione de La Piazza della Salute, occasione in cui i cittadini hanno potuto assistere ad alcune testimonianze e dimostrazioni delle manovre salvavita. Crede che anche questa iniziativa debba continuare?

Io credo che La Piazza della Salute sia un progetto da esportare in tutta la provincia, in altre piazze importanti del territorio, proprio perché bisogna coinvolgere quante più persone possibili e in un’area sempre più vasta. Soprattutto le testimonianze di chi grazie al soccorso è sopravvissuto ad un’esperienza del genere sono fondamentali perché sono proprio queste le parole che arrivano in modo più diretto al cuore di tutti noi.

Infine, a chi può rivolgersi un cittadino che desideri diventare “first responder”?

Un cittadino che voglia diventare “first responder” seguendo un corso che lo qualifichi come esecutore BLSD si può rivolgere alle associazioni di volontariato sul territorio: anche quando le persone si rivolgono direttamente al 118, noi preferiamo inviarli sempre alle associazioni, perché si rendano conto di quale sia il vero valore del volontariato. La vostra divisa manda un messaggio importantissimo: “Io mi occupo di te” e invita gli altri a fare lo stesso, a spendere un po’ del loro tempo per aiutare qualcun altro.

 

In questa giornata, noi, Croce Rossa, ci auguriamo di poter arrivare con questo messaggio al cuore di molte persone, cosicché molti possano riflettere su questa problematica così significativa,  diventando loro stessi una preziosa risorsa per la popolazione e per il proprio territorio e mettendo le proprie capacità al servizio della salute degli altri: tutti possono aiutare, anche tu!

 

 

(Intervista a cura di Emma Ghinassi e Kamila Nako, Ufficio Stampa Croce Rossa Italiana – Comitato di Arezzo)

 

Dott. Massimo Mandò con il Presidente Luca Gradassi e alcuni volontari della C.R.I. Comitato di Arezzo, alla giornata Piazza della Salute

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